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Beniamino Joppolo

Ultima modifica 20 agosto 2023

Cultura-Beniamino-Joppolo

Biografia

Fonte Enciclopedia Treccani

Nacque a Patti, presso Messina, il 31 luglio 1906, terzo dei cinque figli di Giovanni e Paolina Sciacca. Il padre, di Sinagra, era proprietario terriero e professore di lettere al liceo classico di Messina, dove lo J. frequentò le scuole superiori. Nel 1929 si laureò in scienze politiche e sociali all'Università di Firenze e pubblicò la prima raccolta di versi, I canti dei sensi e dell'idea (Signa 1929).

Scritti tra i quattordici e i diciotto anni, sono incentrati sul tema di un sensuale rapporto con la natura, in un linguaggio lirico che echeggia variamente G. Leopardi, G. D'Annunzio, D. Campana.

Dopo la laurea tornò a Messina presso i genitori e vi rimase fino al 1935, escluso il periodo del servizio militare trascorso a Verona, durante il quale scrisse un lunghissimo romanzo inedito (Il nido dei pazzi, 1932-33). Desiderando intraprendere la carriera giornalistica, lo J. cercava intanto contatti a Milano, nell'ambiente dei letterati e dei pittori.

Mentre si trovava a Ravenna presso una sorella - sebbene fosse ancora iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) e avesse fatto parte, fino al 1926, della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) - fu dapprima arrestato per aver criticato il regime, quindi ammonito, con ordinanza del 3 genn. 1936, e rimandato a Messina.

In occasione della proclamazione dell'Impero (maggio 1936) il provvedimento di ammonizione fu revocato e lo Joppolo poté trasferirsi a Milano. Nel 1937 dette alle stampe C'è sempre un piffero ossesso(Modena).

Si tratta di quindici racconti in cui appaiono evidenti sia l'adesione dello Joppolo ai movimenti d'avanguardia dell'espressionismo e del surrealismo sia l'interesse per le arti figurative, nella trasformazione del linguaggio letterario in linee, colore e luce, nel superamento onirico della divisione tra reale e immaginario, nell'abolizione dei limiti di tempo e spazio. La costante presenza, anche nei successivi lavori, di una natura particolarmente esuberante, sentita dallo Joppolo nel corpo e col corpo, ha fatto raccogliere la sua esperienza narrativa sotto l'egida solare di "espressionismo mediterraneo" (N. Tedesco).

Il soggiorno milanese fu fondamentale per lo Joppolo, permettendogli di frequentare gli esponenti delle tendenze artistiche più all'avanguardia, ma il 6 apr. 1937 venne arrestato, con l'accusa di antifascismo, e condannato al confino a Forenza (Potenza) per tre anni. Rilasciato in occasione del Natale 1938, poté tornare nella città lombarda. Nel 1940 principiò a scrivere articoli sulla pittura di C. Carrà, G. Migneco e I. Valenti, pubblicati, tra il febbraio e l'aprile, in Corrente, la rivista fondata da E. Treccani, espressione dell'omonimo gruppo di cui erano animatori, fra gli altri, R. Birolli, R. Guttuso e Migneco, amici dello Joppolo e come lui impegnati nell'opposizione al conformismo e all'ufficialità dell'arte di regime.

In questi anni tentò anche la via del teatro e, nel 1941, scrisse due atti unici, Il camminoL'ultima stazione, rappresentati a Milano, nello stesso anno, con la regia di P. Grassi. A questi, tra il 1942 e il 1943, seguirono: Ritorno di solitudineLe epocheTutti ascolteremo il silenzioLa follia sia dunque autenticaSulla collinaL'invitoDomani parleremo di teI due paesiUna visita (poi in Teatro, a cura di N. Tedesco, I).

All'epoca solo i primi due lavori andarono in scena - anche a Cesena e a Novara, nei teatri dei Gruppi universitari fascisti (GUF) - e furono pubblicati (L'ultima stazione, Forlì 1941; Il cammino, Novara 1942); gli altri uscirono in volume (Ritorno di solitudine, Forlì 1942) e in riviste quali Posizione (Sulla collinaDomani parleremo di te, 1943) ed Eccoci! (L'invito, 1943), o rimasero per il momento inediti. Il teatro dello Joppolo- teatro di crisi esistenziale ambientato al solito in una dimensione surreale, in cui non mancava però la denuncia di una società che privava l'essere umano della libertà, del rapporto salvifico con la natura, e lo mortificava con l'ingiustizia - fu, dunque, accolto con interesse da giovani registi, quali Grassi e G. Strehler, che cercavano soluzioni drammaturgiche nuove; il momento però non era propizio, si era oramai in piena guerra e, venuta meno la possibilità di una verifica sulla scena, lo J. cessò anche di curarne la pubblicazione.

Dal 1943 al 1945, in quanto antifascista visse nascosto. Nel 1947 iniziò a dipingere sostenuto dalla moglie, la pittrice milanese Carla Rossi, sposata nel 1942 (dal matrimonio nacquero due figli) e con cui visse a Milano fino al 1954. Ma il nuovo interesse per la pittura non lo allontanò dalla narrativa e, in questi stessi anni, pubblicò i romanzi Tutto a vuoto (Milano 1945), illustrato da disegni di Migneco, La giostra di Michele Civa (ibid. 1945) e Un cane ucciso (ibid. 1949).

Pur rimanendo aperto ai problemi sociali non volle allinearsi al dogma del realismo e dell'impegno politico professato dalla cultura marxista. La sua narrativa degli anni Quaranta, pur vicina a quella esistenzialista, rimane immersa, psicologicamente e stilisticamente, in un'inconsueta e originale atmosfera di forte espressionismo: lo Joppolo scelse l'esasperazione dell'assurdo, della violenza gratuita, della pazzia, per dipingere la realtà non quale si mostra, ma la parte più oscura che essa nasconde. Così è la pazzia a dominare le vicende di Tutto a vuoto, e il delitto diventa il mezzo usato da Michele Civa al fine di distruggere e purificare l'umanità corrotta, mentre gli omicidi commessi con la più totale indifferenza dal protagonista di Un cane ucciso lo condurranno, privo ormai di ogni umano sentire, alla morte.

Contemporaneamente proseguiva l'attività pittorica: nel 1949, allestì una mostra personale alla galleria del Naviglio di Milano, seguita da altre personali e collettive e, nel 1952, dalla partecipazione alla Biennale di Venezia. Egli aveva mantenuto i contatti con gli artisti che aveva iniziato a frequentare ai tempi di Corrente, scrivendo saggi e articoli di critica d'arte editi in cataloghi di mostre o in riviste e quotidiani, quali La Fiera letterariaIl Settimanale e Milano sera. Lo Joppolo, dopo il suo incontro a Milano con L. Fontana, promotore del movimento dello "spazialismo", e con altri artisti, all'inizio del 1948 fu l'estensore materiale del primo manifesto del movimento.

Fino al 1958, a breve distanza l'uno dall'altro, apparvero alcuni scritti teorici e altri manifesti dello spazialismo; inoltre si tennero riunioni pubbliche e mostre collettive, cui lo Joppolo partecipò per vari anni (fra l'altro scrisse la presentazione per la mostra L'"ambiente spaziale. Illuminazione a luce nera" di Fontana, realizzata nel febbraio 1949 alla galleria del Naviglio). Nel febbraio 1952 pubblicò - nel dépliant della mostra collettiva Arte spaziale, dove anch'egli esponeva - un ulteriore scritto a chiarimento e conferma del programma teorico del movimento (ora in B. J. tra segno e scrittura…).

In seguito abbandonò le posizioni dello spazialismo, riconoscendo alla sua pittura una diversa finalità che lo avrebbe infine portato verso una forma di espressionismo astratto. L'allontanamento dallo spazialismo avvenne in concomitanza con le sue riflessioni filosofiche sull'"abumanesimo" - una teoria fondata su una sorta di immanentismo collegato alla meditazione sull'irreversibile crisi dell'umanità seguita agli eventi della seconda guerra mondiale - elaborate insieme con lo scrittore francese J. Audiberti.

Questi aveva tradotto, e pubblicato con una sua premessa, La giostra di Michele Civa (Les chevaux de bois, Paris 1947) e Un cane ucciso (Le chien, le photographe et le tram, ibid. 1951), romanzi passati sotto silenzio in Italia, ma che Audiberti aveva trovato interessanti sia per il vigore formale sia in quanto coincidenti con alcuni aspetti estremi della teoria da lui chiamata appunto "abhumanisme", cui lo Joppolo dedicò due saggi (L'arte da Poussin all'abumanesimo, Milano 1950, e L'abumanesimo, ibid. 1951): l'"abuomo" - l'essere nuovo staccatosi dall'uomo attraverso il rifiuto del concetto distruttivo di individualità - sarebbe stato consapevole "nel sangue" di essere un tutt'uno con il resto dell'umanità e con l'universo: materia e spirito, vita e morte sarebbero stati superati in un "terzo cosciente unico", totalmente libero ed eterno nell'universale divenire. Sulla base di tale teoria maturò le sue riserve nei confronti delle neoavanguardie artistiche degli anni Cinquanta, compreso lo spazialismo, e le espresse in una raccolta di Lettere ad artisti, scritte tra il 1951 e il 1954 ma pubblicate postume nel 1984 (cfr. B. J. tra segno e scrittura…, pp. 104-155).

Nel 1954 si trasferì con la famiglia a Parigi continuando a dedicarsi alla pittura, alla narrativa e al teatro.

Tra le opere di questo periodo si ricordano i romanzi La doppia storia (Milano 1968), autobiografico, Gli angoli della diserzione (Torino 1982) e Il ritorno di Leone (con introd. di G. Luti, Milano 1993), diversi per modi espressivi e per contenuti rispetto alla prosa precedente e tutti pubblicati postumi; i drammi: L'inondazione (in L'Osservatore politico-letterario, IV [1958], 12, pp. 65-73, in collab. con E. Fulchignoni); Le acque, in due atti indipendenti (in Teatro siciliano, a cura di A. Mango, Palermo 1961, II, pp. 371-420); L'angelo Paratatampata (in Ridotto, XI [1961], 1, pp. 32-56); Zizim (ibid., XIII [1963], 12, pp. 46-56); e, pubblicati postumi: La baracca e gli uomini d'onore e I microzoi (ibid., numero speciale dedicato allo J., 1982, n. 8-9, pp. 59-99), nonché, infine, in collab. con E. Fulchignoni, La tazza di caffèSalita sull'albero e Fred (in Teatro contemporaneoAppendice VII, X, Roma 1989, pp. 337-362).

Particolare attenzione merita il più fortunato testo teatrale dello Joppolo, I carabinieri, scritto nel 1945 col titolo I soldati conquistatori, ma pubblicato solo parzialmente a Parigi nel 1954 (solo il primo atto, tradotto e presentato da J. Audiberti) e per intero in Italia in Filmcritica, 1959, n. 90, pp. 233-285.

Il dramma, un apologo sulla guerra attraverso le vicende di due contadini, tra il 1945 e il 1962 fu portato sulle scene italiane cinque volte, di cui una a Spoleto con la regia di R. Rossellini, e fu allestito anche all'estero. Il regista J.-L. Godard ne trasse un film Les carabiniers (1963), cui collaborarono lo stesso Rossellini e J. Gruault.

Beniamino Joppolo negli ultimi anni aveva comunque allargato i suoi molteplici interessi anche al cinema e scrisse articoli per Filmcritica e altre riviste di spettacolo, oltre che per L'Ora di Palermo e Il Gazzettino di Venezia. Una sua delicata opera poetica inedita, Scandinavia, fu pubblicata a Marina di Patti nel 1984.

Lo Joppolo morì a Parigi il 2 ott. 1963.

Tra le edizioni postume vanno ricordate ancora: l'antologia La nuvola verde, a cura di N. Tedesco - D. Perrone, Marina di Patti 1983 e 1991 (vi sono raccolti anche tre racconti inediti), nonché Un cane ucciso, introd. di D. Perrone, Palermo 1985.

Le Opere

Teatro

  • Il cammino (1941)
  • L'ultima stazione (1941)
  • Sulla collina (1942)
  • Ritorno di solitudine (1942)
  • La follia sia dunque autentica (1942)
  • Le epoche (1942)
  • Tutti ascolteremo il silenzio (1942)
  • I due paesi (1942)
  • L'invito (1942)
  • Domani parleremo di te (1943)
  • Una visita (1943)
  • I tre cavalieri (1943)
  • I gridi della fattoria (1943)
  • I soldati conquistatori / I carabinieri (1945)
  • Il secondo diluvio (1946)
  • La bomba atomica (L'arma segreta) (1947)
  • La tana (1947)
  • La Provvidenza (1948)
  • Una curiosa famiglia (1955)
  • Irma Lontesi (1955)
  • Il complotto dei soldi (1956)
  • Il seme è bianco (1956)
  • Il fiore giallo e l'albero parlante (1957)
  • Le acque (opera in due parti l'una indipendente dall'altra L'acqua si diverte a uccidere/L'acqua si diverte a far morire di sete) (1958)
  • Tra le ragnatele (I governanti) (1958)
  • Zizim (1958)
  • L'angelo Paratatampata (1959)
  • I microzoi (1959)
  • La baracca e gli uomini di onore (1960)
  • L'attesa (1960)
  • L'imbottigliaggio mostro (1960)
  • Dio e la fondiaria (1960)
  • Gli appuntamenti00 (1960)
  • L'esseruccio (1960)
  • Caryl Chessman (1960)
  • Il castello di Versailles (1960)
  • Un café en été (1963) (scritta con Giovanni Joppolo)

Scritte con Enrico Fulchignoni

  • Il reduce involontario (1955)
  • Fred (1957)
  • La tazza di caffè (1957)
  • Salita sull'albero (1957)
  • L'inondazione (1957)
  • Il generale malcontento (1958)

Romanzi

  • Gli ultimi otto giorni (1926?
  • Il nido dei pazzi (1933?) (inedito)
  • Tutto a vuoto (1945)
  • La giostra di Michele Civa (1945)
  • Notti cariche di teorie (1945) (inedito)
  • Un cane ucciso (1945)
  • Gli angeli senza sesso (1946) (inedito)
  • I gesti sono eterni (1949) (inedito)
  • Il banchetto (1953) (inedito)
  • La brezza dell'Atlantico o la storia di Angelo Bredda (1953) (inedito)
  • Gli angoli della diserzione (1957)
  • Il ritorno di Leone (1959)
  • La doppia storia (Seconda parte : Cronache di Parigi, inedito) (1963)

Poesie

  • I canti dei sensi e dell'idea (1929)
  • I continenti (1960)(inedito)
  • Scandinavia (1960)
  • Le barche si sono staccate (1961)
  • Poesie sparse e appunti di poesia (1961) (inedito)

Racconti

  • C'è sempre un piffero ossesso (1937)
  • I clienti che non se ne andavano più (1937)
  • Non so più cosa mi succederà (1937)
  • I due commensali (1937)
  • Nessun viaggio è terreno (1937)
  • L'avvocato (1937)
  • Per la figlia Maria (1937)
  • I cerchi azzurri (1937)
  • La nuvola verde (1937)
  • Specchi? (1937)
  • La telefonata (1937)
  • Concetto di proprietà (1937)
  • La lettera del sogno (1937)
  • Colui che non voleva mostrare il nonno (1937)
  • La sola idea (1937)
  • Carlo (1938)
  • La morìa delle mucche (1943)
  • La vallata (1947)
  • Gli alberi di Alberto (1947)
  • Il lavoro delle cicogne (1947)
  • Il manifesto degli stati d'animo (I pericoli delle profezie) (1960)
  • L'impiegata (1960)

Saggi

  • Vari concetti di stato e di dominatore (1929) (inedito)
  • Dilatazione su piano unico orrizontale (1940?) (inedito)
  • Orizzontalità (1940)
  • Tutto è all'altezza dell'uomo (1945)
  • Ancora sui problematici e i risolutivi (1945) (inedito)
  • Giacomo Manzù (1946)
  • Intorno a vari concetti (1946) (inedito)
  • Discorso da un paese di confino (1947) (inedito)
  • Antonio Calderara (1948)
  • Distratte e disordinate annotazioni intorno all'uomo (1949) (inedito)
  • L'arte da Poussin all'abumanesimo (1950)
  • Presentazione (1950)
  • Gesù (1951) (inedito)
  • L'abumanesimo (1951)
  • Le confessioni (1952) (inedito)

Pittura

  • La nascita
  • La creazione
  • Mondi nello spazio
  • La clessidra e il tempo
  • Gli spazi
  • Valle capovolta
  • Sezione di mondi
  • Nove frutti del cielo
  • Mare
  • I profeti
  • Meteora
  • Case nel sogno
  • L'agnello cigno
  • La luna sorge dal mare
  • La bomba atomica
  • Le barche
  • Cacciucco
  • Case sul rosa
  • Peinture
  • Arcipelago delle isole eolie (Vulcano)
  • Case con albero rosso
  • Muro spaziale
  • Case arancioni sul verde
  • Foresta spaziale
  • Foresta negli spazi
  • Sole prigioniero
  • Ritratto di Milena Milani
  • Una rovina diventa anima rossa
  • Case nel sogno
  • Una rovina può diventare anima
  • Senza titolo
  • La clessidra
  • I vegetali sono una miniera
  • I metalli si redimono nei cieli
  • Germinazione
  • Case nel sogno
  • Il sole si è finalmente donato
  • Giallo e rosso
  • La grande meteora
  • Forme spaziali
  • I fossili
  • La poltrona (di Ionesco)
  • I vegetali sono rocce e le rocce sono vegetali
  • Bulbi nel blu
  • Donna uccello
  • Foresta incantata
  • Foresta pietrificata
  • Linee su fondo rosa
  • Cascata
  • Linee nere su fondo rosso e grigio

Joppolo un artista contro il regime

A Patti, la cittadina non lontana da Messina che si affaccia sul Tirreno, il 31 luglio 1906, esattamente cento anni fa, nasceva Beniamino Joppolo, primo figlio del professore di Lettere, Giovanni, ricco proprietario terriero di Sinagra, il paesino dei Nebrodi disteso sulla fiumara omonima, e di Paola Sciacca, appartenente a una delle famiglie più prestigiose di Patti.

E così il piccolo trascorse lunghi periodi della sua infanzia ora a Patti, dai nonni materni, ora a Sinagra, nelle terre paterne, a volte ammirando all' orizzonte, come scriverà, da adulto, le isole Eolie che «emergevano chiare, una bislunga, un' altra rotonda, un' altra a triangolo come una parete, e altre, vaghe, più lontane», a volte scorrazzando nella «vallata piena di querce, noccioli e castagni, di orti e giardini di agrumi, aranci limoni cedri e manderini», di proprietà degli Joppolo.

Il padre insegnava nel ginnasio di un paesetto non lontano da Messina, e scampò miracolosamente al terremoto del 1908. I continui racconti di quel cataclisma ai familiari atterriti lasciarono un segno indelebile nella memoria di Beniamino, che poté anche rendersi conto degli effetti di quella tragedia quando, per frequentare le scuole elementari, si trasferì con la famiglia in quel complesso di baracche che la città era diventata. Anche la scuola era attrezzata in una baracca, e la fantasia del piccolo ne fu ferita per sempre. Da adulto, nell' opera sua più matura e più meditata, il ricordo era cristallizzato in immagini terribili: «... ladri, assassini, morti, feriti, urli, implorazioni, case sospese nell' aria con dentro defunti seduti a tavola, immobili, svuotati, coppie a letto, in amore anche, fermate per sempre in quel gesto. Cenere fumo e fiamme dovunque e sempre in crescendo. Un bambino abbarbicato a un balcone sospeso chiamava aiuto congestionato dal terrore che dal paonazzo lo aveva condotto al pallido livido degli occhi svuotati. Le figure umane erravano disinvolte, ormai oltre il terrore».

Gli studi medi li compì a Reggio Calabria e quelli liceali a Messina, dove la famiglia tornò alla fine della prima guerra mondiale, questa volta andando ad abitare in una delle prime case antisismiche costruite nella città. In quegli anni il giovane cominciò ad avvertire esigenze interiori che lo portavano a scrivere e a fantasticare per dipanare grovigli di ispirazioni diverse e intricate, che andavano da Enrico IV a Polifemo, in endecasillabi e ottonasi, dal dramma alla farsa, in voli poetici che suscitavano ammirazione e frecciate ironiche degli amici.

Volle trasferirsi a Firenze per frequentarvi la facoltà universitaria di Scienze politiche e sociali, e si laureò nel 1929. Quello stesso anno esordì come poeta col volume di versi "I canti dei sensi e dell' idea", subito recensito favorevolmente su "Solaria", riscuotendo perfino il consenso del poeta americano Ezra Pound. Dopo il servizio militare di leva come ufficiale di complemento, si stabili a Milano e cominciò a frequentare una cerchia di amici artisti, pittori, scultori, scrittori, critici, che parlavano anche di politica, di tirannia, di dittatura, di libertà nel clima sempre più opprimente del fascismo ormai affermatosi stabilmente. Sarà un' esperienza ricca di stimoli e di confronti che lo aiuterà a trovare i binari del suo poliedrico cammino artistico. Sin dall' estate del 1935 fervevano i preparativi per la guerra d' Etiopia. Joppolo era tornato a Messina per trascorrervi l' estate ed era tutto preso dalla stesura di un lungo romanzo, "Il nido dei pazzi" (tuttora inedito). Di tanto in tanto vedeva passare per lo Stretto navi provenienti da Genova e da Napoli cariche di «volontari» dirette a Massaua e Mogadiscio. Un giorno, all' alba, inaspettatamente, fu svegliato dai poliziotti, arrestato e rinchiuso in carcere con l' accusa di antifascismo e disfattismo.

Dopo alcuni mesi arrivò la dura condanna: due anni di sorveglianza speciale con residenza obbligata a sua scelta. Joppolo scelse Messina, dove rimase per tutto il tempo previsto dalla pena, scrivendo i racconti che successivamente sarebbero stati raccolti nel volume "C' è sempre un piffero ossesso", pubblicato a Milano nel 1937, a pena espiata. Fu il suo esordio come prosatore. Nuovamente arrestato per antifascismo, dopo alcuni mesi nel carcere milanese di San Vittore venne confinato a Forenza, in provincia di Potenza, dove anche qui rimase due anni. Grazie all' amnistia concessa ai confinati politici per la vittoria del generale Francisco Franco in Spagna nell' aprile del '39, fu liberato, e poté tornare prima a Messina e dopo a Milano dove riprese la sotterranea opera di propaganda contro il fascismo, scrivendo e diffondendo manifesti, opuscoli, volantini.

Scriveva pure articoli e lavori teatrali che pubblicava su riviste dissidenti, specialmente su "Corrente" cui collaboravano i suoi amici Renato Guttuso, Giuseppe Migneco e Renato Birolli. Un gruppo di artisti intellettuali che avrebbero scritto la storia dell' arte della seconda metà del Novecento. Quando l' Italia entrò in guerra, il 10 giugno 1940, Joppolo venne chiamato alle armi come sottotenente d' artiglieria e assegnato ad una batteria costiera dell' agrigentino, nei pressi di Licata. Fu un lungo inverno di ozio che Joppolo riempì dedicandosi alla scrittura del suo primo lavoro teatrale, "L' ultima stazione", messo in scena ne1 '41 alla Triennale di Milano da Paolo Grassi. Ma l' ozio di Licata fu bruscamente interrotto dal ministero della guerra che dall' oggi al domani dispensò a tempo indeterminato dal servizio militare il sottotenente Joppolo Beniamino: forse qualcuno aveva riesaminato i suoi precedenti politici. Tornato a Milano, visse il suo più fecondo periodo di commediografo, scrivendo "Il cammino "(1941), anche questo portato sulle scene quell' anno stesso, e "Sulla collina" e "Domani parleremo di te", entrambi del '43; i tre drammi costituiscono una trilogia di alto valore artistico, che colloca Joppolo tra gli autori più significativi del teatro italiano. In quell' epoca il suo interesse era stimolato dalla frequentazione di un gruppo di giovai proiettati verso il teatro, come Paolo Grassi, Giorgio Strelher, Franco Parenti, Mario Feliciani, che erano stati regista il primo e interpreti gli altri de "L' ultima stazione", l' opera del suo esordio. Continuò a scrivere per il teatro fino alla primavera del '43, quando fu costretto alla clandestinità per la sua attività antifascista.

Visse con la moglie Carla Rossi, una giovane pittrice milanese che aveva sposata l' anno prima, e con la bambina che era appena nata, nascondendosi in case di campagna tra Bergamo e Clusone, e poi da solo, per non esporre a pericoli i suoi cari. Finita la guerra, tornò a Milano, e fu il momento del grande ritorno alla prosa, questa volta di originale stampo esistenzialistico. I romanzi "Tutto a vuoto" (1945), "La giostra di Michele Civa" (1945), "Un cane ucciso" (1949) «costituiscono - come ha scritto Natale Tedesco - l' unica vera narrativa esistenzialistica sul tema della violenza, della barbarie individuale e collettiva, in quasi perfetta sincronia con i grandi esiti di Albert Camus».

Pure del 1945 è l' opera teatrale che allargò smisuratamente i confini della sua fama: si intitola "I carabinieri", ed è un apologo sul potere e sulla guerra ambientato in quella Sicilia sempre viva nei ricordi del suo non immemore figlio, la Sicilia «dei contadini a cumoli di stracci, con facce gialle affaticate e grandi occhi pensosi», ma anche 1a Sicilia «dai serrati giardini di agrumi con frutti già tentati dal rosso e dal giallo e con le zagare appese ai rami come orecchini di latte solidificato».

Il 1947 fu per Beniamino Joppolo un altro anno di svolta, l' anno della nascita del pittore: dopo aver firmato il primo manifesto spazialista con Lucio Fontana e Milena Milani, cominciò a dipingere opere accolte con successo alla Galleria del Naviglio di Milano, alla Biennale di Venezia e, via via, nelle più importanti mostre del mondo. Nel 1954, spinto dal bisogno di idee nuove e di scambi intellettuali, Joppolo si trasferì a Parigi con la famiglia, che intanto era cresciuta per l' arrivo del figlio Giacomo, e lì continuò la sua multiforme attività, di scrittore, drammaturgo, pittore, sempre più impegnato nell' avanguardia. Ogni settimana spediva un pezzo di cronaca culturale parigina ai giornali "L' Ora" di Palermo e "Il Gazzettino" di Venezia, e dal 1961 si dedicò all' ultimo suo grande romanzo, "La doppia storia", che verrà pubblicato postumo da Mondadori per l' interessamento di Vittorio Sereni.

Morì a Parigi il 2 ottobre 1963, nel pieno della sua attività nei diversi campi dell' arte da lui tentati, un' arte legata «all' eternità dei gesti», come era solito dire. Di lui restano molte opere inedite, caparbiamente custodite sotto la coltre della dimenticanza che sempre più va avvolgendo anche le opere più note dei nostri grandi, presenze scomode che suonano a rimprovero dei tempi culturalmente opachi e vuoti come quelli che stiamo vivendo.

Articolo di GIUSEPPE PASSARELLO (Repubblica-01Agosto 2006)


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